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Mario Roccato

è nato a Como nel 1953, e vive a Como.
Laureato in Filosofia a Milano
ha da sempre approfondito, assieme ai temi ontologici della materia,
le componenti psicoanalitichedella conoscenza di noi stessi.
Manager per anni, ha poi fondato
un proprio studio di comunicazione d’immagine
per Aziende Multinazionali.
Ha negli anni organizzato e diretto
oltre 40 eventi con i massimi esponenti
della filosofia e della cultura.
In questi ultimi due anni sta raccogliendo e rivedendo
tutti i propri scritti di una vita, mai presentati
ad alcun editore, che sono dedicati tanto alla filosofia
quanto alla letteratura e alla poesia.
Da sempre appassionato di fotografia e cinematografia,
e dopo la realizzazione di numerosi cortometraggi
ha infine scritto, prodotto, diretto e montato
il suo primo lungometraggio
[Scrivere un amore, 2020, 82’],
che ha ottenuto ad oggi oltre
300 primi premi internazionali.



SETTE SCENEGGIATURE
PRONTE PER LA LAVORAZIONE


1.
In un piccolo porto sulla scarna costa bretone c’è un vecchio pescatore nella sua casa a picco sull’oceano.
Con lui c’è la crescente ansia di ricordare la vita, di scorgerne un senso.
Il vecchio reincontra un amico d’infanzia, che è sacerdote. I due si erano persi di vista, ma lentamente riemerge un loro essere stati quando, da giovani, ancora erano entusiasti per un possibile futuro.
Il pescatore rimane sconvolto quando una notte, in mare aperto per aiutare il nipote ancora inesperto si sofferma - non senza sorpresa - a osservare l'agonia dei pesci gettati nelle ceste a morire.
Poiché il vecchio incontra inaspettatamente il suo primo, grande amore di gioventù - dal quale fu scaricato senza espliciti motivi - il dialogo tra i due uomini scivola inevitabile sui temi dell’amore, e della sconfitta.          
Dubbi e speranze attraversano i dialoghi dei due vecchi uomini, in questo luogo minuscolo che fronteggia l’immensità del mare.
Alla fine il pescatore sta morendo, e il vecchio amico lo assiste.
Quando chiude gli occhi, il pescatore dice: "Forse...", con un mezzo sorriso.
Il prete piange.
4.
Sofia e Paolo sono stati legati nel passato in una relazione d'amore.
Il racconto è lo svolgersi iniziale di un dialogo, ripreso timidamente tra loro dopo gli anni di una separazione totale. Un incontro casuale li porterà alla fine a incontrarsi. Sofia è ora sposata con un nuovo uomo – quello per il quale si era allontanata da Paolo - e sembra essere pentita della propria passata e brusca scelta.
Nello svolgersi troviamo tutta una serie di ricordi e di immaginazioni, dove passato e futuro sembrano alla fine sovrapporsi in un’unica realtà, che ha il sapore di un sogno continuo; ma anche il presente sembrerà sfuggirci, su piani inclinati e incrociati, e c’è allora una dimensione del reale che si misura solo con lo scorrere continuo del desiderio, del rimpianto e della colpa, e va infine a fondersi in una struggente malinconia.
3.
Il testo scorre in un intreccio di relazioni dove emergono le verità e le menzogne che sempre accompagnano i rapporti di coppia.
I contenuti – diversamente che dal mio film “Scrivere un amore”[1] – presentano anche alcune scene a sfondo apertamente sessuale, che potrebbero apparire ruvide se considerate dal punto di vista di un superficiale conformismo; ma queste presenze esplicitano invece – a mio avviso e mi auguro con eleganza - la componente erotica che, inalienabile, sottende tutte le nostre scelte e, soprattutto, tutto l’esserci di ciò che poi chiamiamo “amore”.
Centrale è il tema della reiterata menzogna, che si presenta tanto spesso in una propria, quasi insuperabile necessità esistenziale.
Da questa necessità del mentire andranno a conformarsi equilibri che possiamo paragonare a veri e propri “contratti dell’amore”.

 
 

 
 
4.
Il racconto ha come personaggio centrale uno psicoanalista problematico e in crisi esistenziale. Tra i suoi pazienti incontra personaggi sposati, relazioni extra-coniugali, problematiche di relazione con gli altri e con se stessi. Il tema dell’amore è analizzato soprattutto nelle sue componenti di auto-referenzialità narcisistica, di slancio emotivo insopprimibile, di riscoperta di se stessi nella perenne lotta per se stessi. In queste tematiche, probabilmente, qualsiasi lettore potrà riscoprire una parte del proprio vissuto. Nell’intrecciarsi delle vicende personali dei diversi personaggi viene a porsi in luce il dramma esistenziale dello stesso psicoanalista che, già disilluso, subisce anche la morte tragica della ex-moglie. È a questo punto che, dismettendo i panni deontologici della professione, si confessa ai pazienti stessi, creando infine un’empatia che va oltre ogni meccanicistica analisi della Mente. Il racconto si conclude allora con una nota di speranza: che l’emozione d’amore – pur fondata su un inevitabile accentramento egoistico, e sull’auto-esclusione sociale nel concetto di una coppia ripiegata sopra se stessa - sia in sé impulso tanto inalienabile quanto meraviglioso, perché è forse l’unica vera forza che ci spinge a continuare nella ricerca di una sensatezza del nostro stesso vivere.
5.
Una coppia che decide - per un periodo di tempo - di limitare i reciproci contatti a soli messaggi telefonici. Si stabilisce dunque un dialogo a distanza dove le parole non saranno mai sufficienti per dire tutto di sé, lasciando sorgere angoli d’ombra e, infine di menzogna.
Una analisi spietata non solo sulla sostanziale incomunicabilità prodotta dalle nuove tecnologie, ma anche sulle “verità nascoste” di ognuno.
Un dialogo che giungerà a un riavvicinamento, ora più sostanziale, tra i due amanti.
6.
Tutto si svolge in una sola notte.     
Lucrezia, attrice, ha vinto un importantissimo premio cinematografico, che dovrebbe
esserle consegnato la mattina del giorno dopo, ma sembrerebbe intenzionata a togliersi la vita.
Una singola notte, dunque, che può approdare ad una vera, intima catarsi, là dove l’attrice comprende che, a volte, anche un singolo e autentico atto d’amore può dare senso a un intero esistere.
La notte scorre lenta e scandita dal suono di una pendola a muro. Lucrezia riceve molte telefonate, cui non bada, e anche quella di un suo passato, grande amore, che lei ora rifiuta riattaccando. Giunge infine la chiamata di una giovane e inesperta giornalista che, a poco a poco, riesce a farsi accettare, persino a farsi ricevere in casa.
I dialoghi faranno emergere la disperazione profonda della protagonista, nella sua totale disillusione dinanzi a un mondo cinematografico arido, qualunquista e persino spietato; ma il suo dolore investe anche la sofferenza stessa del vivere.
Lo scambio profondo con la giovane giornalista - nonché l’intervento di un tecnico delle luci che le vuole molto bene - riusciranno a farle capire che le delusioni esistenziali del passato sono state anche fonte di ricchezza intima e profonda.
7.
 
Quando riapre gli occhi riesce a stupirsi d’essere vivo, ancora.
 
Nel sogno doveva partire, e stava salutando persone che non conosceva. Gli davano la mano, e lo guardavano come si guarda qualcuno che andrà lontano. E c’era qualcosa di triste, nei loro gesti contenuti: una muta compassione.
 
Una stazione? Sì, forse era una stazione e l’aria era grigia, di piombo pesante.
 
Nessuno sorrideva – lui se n’era accorto - perché sapevano in qualche modo della gravità, di quel suo andarsene. Una donna piangeva, ma nascondendosi...
7.
Immagino che tu abbia vissuto qualche nuovo,
grande amore.

Non rispondermi, non dirmelo.

Lasciami
immaginare solo il tuo sorriso felice.
Mi basta e mi accontenta.

*****

per le opere di letteratura dell'autore
MARIO ROCCATO
mario.roccato@alice.it
+39 3386392113
0314149235
via Acquanera 40a - 22100 Como
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